Caro Roberto, ho appena iniziato il libro “Mysterium Genesis” e, forse, troverò la risposta a una angosciosa domanda che da tempo mi disturba. Premetto che leggo la Bibbia da decenni e amo Dio con tutta me stessa. Il Dio dell’Antico Testamento che dimostrava una ferocia incredibile da rasentare il sadismo (prova diletto all’odore della carne bruciata, fa’ sterminare interi popoli compresi i lattanti, ecc.) è lo stesso Dio definito da Gesù stesso Amore? Grazie se potrai fornirmi qualche chiarimento. Grazie ancora e un abbraccio
Vally
Cara sorella, la domanda che lei mi pone è di difficile risposta, al punto che la maggior parte degli studiosi della Bibbia sorvola sull’argomento. Uno dei maggiori ostacoli alla comprensione dei quesiti che suscitano i testi sacri, risiede nel fatto che li leggiamo con una mentalità che non è quella dei tempi della Bibbia, ma la nostra. Cioè di un’epoca dove tutto è liquido, nebuloso, dove nulla è certo e tutto è avvolto da una strana foschia sia intellettuale che morale. Questo è soprattutto vero per quanto riguarda il concetto di bene e di male, e la loro associazione all’idea di premio o di punizione.
Nel passato, neanche troppo remoto, la gente aveva chiaro ciò che era bene e ciò che era male. Tanto più ai tempi della Bibbia. In quel tempo il senso dell’onore era fortissimo. Per compiere delle transazioni o stipulare dei contratti non si ricorreva ai notai o agli avvocati. Bastava la parola data o una stretta di mano, sapendo che se si veniva meno a quanto pattuito, se si truffava l’altra parte, non solo si era disonorati con vergogna e gravi conseguenze sociali, ma nei casi più gravi si rischiava la vita.
Il malvagio, colui che agiva contro il prossimo e contro il bene comune malgrado fosse stato più volte punito e richiamato all’ordine, in pratica il delinquente incallito, non veniva giustificato con argomentazioni sociologiche o psicologiche, ma messo in prigione e, se aveva commesso degli atti abominevoli o se si era macchiato con dolo di omicidio, era messo a morte. Quella era la mentalità del tempo; ed è con quella mentalità che Dio si è dovuto confrontare. E per apparire una divinità credibile, per ottenere rispetto ed essere ascoltato, doveva parlare e agire secondo quella mentalità.
Sia chiaro, agli occhi di Dio il male è male e, come è scritto, il salario del peccato è la morte (Rm. 6:23).
Quando ci sarà il giudizio finale non è che Satana e i malvagi non saranno ritenuti colpevoli delle cose orrende che hanno commesse, non è che saranno ritenuti vittime della società. Al contrario! Sarà la società ad essere ritenuta loro vittima e, per il male fatto, Satana e i malvagi saranno tolti di mezzo per sempre (Ap. 20:1-15).
La verità è che noi uomini moderni abbiamo perso il senso del lecito e dell’illecito, del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, come abbiamo perso il senso della santità di Dio e della gravità del peccato. Anzi siamo arrivati al punto di pervertire tali concetti, così che il male è considerato bene e il bene male, la luce tenebre e le tenebre luce (Is, 5:20).
Un tempo era impensabile aggredire le autorità preposte alla tutela dell’ordine pubblico o gli insegnanti o chiunque occupasse un ruolo di responsabilità. Oggi cose del genere non scandalizzano quasi più nessuno. I genitori giustificano i figli che usano violenza verso le donne e verso il prossimo o che rubano o che comunque violano la legge. Tutto passa in barzelletta, tutto viene minimizzato, le vittime sono dimenticate o, peggio, colpevolizzate. Questa atmosfera culturale così decadente e asfittica, acceca le coscienze. Questo buonismo che tutto giustifica rende difficile e sempre meno chiara la percezione del male.
È vero, la Bibbia ci mostra un Dio che talvolta ordina la distruzione di interi villaggi. Sarebbe ipocrita nasconderlo. Ma qual era la condotta di quelle persone? Quali atti abominevoli avevano commesso per indurre il Signore a punirli così severamente? Soprattutto, quante volte sono stati avvertiti di cambiare vita, di pentirsi, di incamminarsi sulla via del bene e non hanno voluto farlo?
Certo, la Bibbia non sempre racconta gli avvenimenti con dovizia di particolari. Ma talvolta lo fa. Un esempio è quello di Giona; un profeta mandato da Dio ad avvertire Ninive che sarebbe stata distrutta per i suoi peccati divenuti intollerabili. Gli abitanti di Ninive ascoltano la voce del profeta, si pentono, digiunano e confessano i loro peccati davanti a Dio che, di fronte a questo sincero cambiamento di vita, concede loro il perdono e risparmia la città.
Dio è un padre. Un padre ama e difende i suoi figli innocenti. Che cosa dovrebbe fare un padre che vede i propri figli minacciati da qualcuno e in serio pericolo? Cercare di far ragionare chi gli sta davanti? Certamente. Ma se la persona non lo ascolta, se aggredisce quei ragazzi, che cosa dovrebbe fare un padre? Stare a guardare? Mettersi tra lui e i ragazzi e farsi riempire di botte senza reagire? Questo è ciò che vorrebbe il buonismo imperante che troppe volte ha difeso il delinquente invece delle vittime. Anzi, la vittima che si è difesa è stata trattata da delinquente mentre l’aggressore è stato fatto passare per vittima. Questa è la società dell’assurdo. Tuttavia il buonismo non è amore ma la sua contraffazione. È ingiustizia allo stato puro. È il ribaltamento di quanto c’è di più naturale: la difesa dell’incolumità personale, dei nostri cari e del prossimo in pericolo. Non solo difesa dal pericolo fisico, ma anche da quello morale e culturale che con tanta facilità può condizionare la mente e l’anima.
Dio non è buonista, è buono. Dio ama i suoi figli e li difende. Se sono circondati da nazioni che li invadono e che vogliono fargli del male, permette che lottino per la propria vita e, nei casi più estremi, egli stesso combatte in loro difesa come è narrato nella Bibbia.
È un discorso questo che forse turba la sensibilità degli uomini e delle donne dei nostri tempi. Tuttavia Dio ama così tanto il mondo da aver dato la vita di suo figlio pur di salvarlo (Gv. 3:16). Lo ama al punto da dare il perdono al peccatore pentito, e lo Spirito Santo per conferirgli la forza di fare il bene.
A questo punto mi si chiederà: ma i bambini che cosa centrano?
Dare una risposta a questa domanda per me è difficile, molto difficile. Tenterò di farlo seguendo la logica ma, sia chiaro, è solo un tentativo.
Prima di tutto cerchiamo di immedesimarci nella mentalità del tempo. Anticamente, quando il nemico sfondate le difese entrava in città, iniziava una strage che non risparmiava nessuno, nemmeno i neonati. Nell’Eneide, Neottolemo, figlio di Achille, viene descritto mentre spacca il cranio dei neonati troiani contro le pareti della reggia di Priamo e mentre uccide giovani e vecchi senza pietà. Sono scene terribili che ripugnano. Ma è quello che accadeva a quei tempi. Il solo re che non usò mai simili violenze verso i popoli conquistati fu Ciro il Grande. Anzi, egli favorì il benessere e lo sviluppo culturale dei popoli del suo impero, e alla sua morte fu pianto da tutti. Ma si è trattato di un’eccezione.
Un’altra cosa da tenere presente è che il concetto di adolescenza è stato del tutto sconosciuto per millenni. L’adolescenza è un’invenzione moderna. Alessandro Magno quando conquistò Tebe aveva 16 anni. I ragazzi, una volta usciti dall’infanzia, erano considerati giovani uomini e non bambini cresciuti, cioè adolescenti. Si veniva educati da subito alla sopravvivenza, all’uso delle armi, alla strategia di guerra. Si imparava l’agricoltura, a costruire una casa, ad assumersi le proprie responsabilità. In breve, un adolescente poteva essere un valente, pericoloso guerriero.
Erano tempi di barbarie? Siamo portati a dire di sì. Tuttavia se vi fate un giro per il mondo vi accorgereste che nulla è cambiato e che in certi luoghi ci si ammazza senza ritegno per faide di famiglia o allo scopo di eliminare l’etnia avversaria.
La verità è che noi europei, come molti popoli occidentali, viviamo in un paradiso ovattato che da 75 anni non conosce guerre (sia benedetto Dio) e ci siamo dimenticati le sofferenze dei nostri avi. Le guerre riguardano gli altri, accadono in paesi lontani, non ci toccano. Se la nostra vita fosse minacciata ogni giorno, ogni ora, ogni minuto non solo da uomini adulti ma dai bambini soldato, ragazzi dal cuore duro addestrati ad uccidere senza pietà, penso che i ragionamenti politicamente corretti che dominano l’attuale società sparirebbero d’incanto.
Come ho già detto, il tema è difficile, molto difficile.
Alcuni studiosi ritengono che gli uomini del tempo si siano comportati in guerra come facevano tutti, e che poi abbiano attribuito a Dio la vittoria e l’ordine di eliminare il nemico. Un po’ come facevano i vescovi e papi che organizzavano le crociate al grido di “Dio lo vuole”!
Per concludere, mi rendo conto che le risposte che ho tentato di dare non sono esaustive e che non risolvono il problema, ma questo, nei miei limiti, è quanto sono riuscito a capire.
Con affetto nel Signore Gesù, Roberto Sargentini