Malgrado il mondo cristiano si ispiri alla Bibbia, è tuttavia percorso da una sotterranea avversità verso la pratica di quanto prescritto dalla legge di Dio e verso l’Antico Testamento in generale, che da molti sono visti come dei rottami del passato, un’accozzaglia di precetti e leggi obsolete che Gesù è venuto ad abolire per liberarci dalla loro oppressiva presenza.

Affermazioni del genere non sono espressione del sentire di semplici membri di chiesa sulla cui conoscenza della Bibbia si potrebbero avere seri dubbi, ma di pastori, di teologi appartenenti alle varie correnti cristiane, di studiosi che sembrano dimenticare quanto ha detto Gesù sull’argomento:

“Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto”. (Mt. 5:17,18)

[…] È significativo che il verbo tradotto con abolire sia katalùsai (katalousai) che letteralmente significa sciogliere, distruggere, e che quello tradotto con  compiere sia plèrosai (plervsai)  che vuol dire riempire, nel senso di versare dentro. L’idea che se ne ricava è quella di una pianta il cui vaso viene riempito d’acqua per vivificarla. Gesù non è venuto a distruggere la legge, ma a renderla, per chi crede in lui, viva e vivificante per mezzo dello Spirito Santo. Egli non è venuto per abolire la legge, al contrario, è venuto per confermarla. Che Gesù abbia considerato la legge di Mosè la guida spirituale a cui fare riferimento è reso evidente, oltre che dai vangeli, anche dall’epistola di Giovanni:

“Chiunque commette peccato trasgredisce la legge: il peccato è la trasgressione della legge. Ma voi sapete che egli è stato manifestato per togliere i peccati; e in lui non c’è peccato”. (1 Gv. 3:4,5)

Se il peccato è la violazione della legge e, come dice Giovanni, in Gesù non c’è peccato, vuol dire che il nostro Maestro ha osservato la legge di Dio in ogni punto […] Gesù non solo non è venuto ad abolire la legge, ma addirittura afferma che questa sarà in vigore fin quando esisteranno il cielo e la terra, cioè per sempre. Definire la legge di Dio un peso insopportabile, un qualcosa di cui finalmente  possiamo fare a meno, vuol dire fare torto a Gesù che l’ha osservata e a Dio che ce l’ha data. Se la Torah è veramente quel peso di cui parlano molti cristiani, ne dobbiamo dedurre che Dio non è un padre, ma un patrigno, per giunta cattivo, che gode nel farci del male imponendoci dei pesi insopportabili. La Bibbia invece ci parla di un Dio buono, misericordioso, che ci ama, che si preoccupa del nostro bene e che ci fa dei buoni doni, come il dono della legge:

“La legge dell’Eterno è perfetta, essa ristora l’anima”. (Sl. 19:7)

 “Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono”. (Rm. 7:12)

Perché mai il Signore dovrebbe abolire quel che è perfetto, santo, buono, giusto e che ci ristora l’anima?