Uno dei temi affrontati da “Il Figlio d’Israele” è la convinzione, tramandata nei secoli, che gli ebrei abbiano tutti, come popolo, ucciso Gesù. Esaminando la Bibbia lei giunge invece a una conclusione diametralmente opposta, o sbaglio?
No, non sbaglia affatto. Se si leggono gli evangeli e le lettere apostoliche per quello che dicono, è impossibile sostenere che il popolo ebraico abbia ucciso o comunque voluto la morte di Gesù. I testi neotestamentari dicono l’esatto contrario: il popolo ebraico amava Gesù, accorreva da ogni dove per ascoltarlo, lo riteneva un grande profeta e non poche persone, tra cui anche esponenti del popolo, pensavano che fosse il Messia. Inoltre, e questo lo trovo determinante, lo stesso Gesù non ha mai accusato il popolo di volergli del male ma sempre i capi politici e religiosi della nazione.
Nel libro parla anche di come l’accusa di deicidio abbia portato nei secoli a persecuzioni, pogrom e alla soluzione finale nazista. Come si è arrivati a tanto considerando le radici fortemente ebraiche di quello che poi sarebbe stato chiamato cristianesimo? Come e quando è avvenuta questa drastica scissione?
Ciò che ha causato un grande danno all’ebraesimo messianico, conosciuto poi come cristianesimo primitivo, è stata la conversione dei pagani i quali, già al tempo di Giovanni, avevano introdotto nella chiesa concetti propri del paganesimo greco. Questi falsi fratelli che l’apostolo definisce “anticristi” (1 Gv. 2:18-22; 4:3. 2Gv. 7) ritenevano, contrariamente all’insegnamento della bibbia, che il corpo – elemento materiale – fosse qualcosa di infimo e di impuro rispetto allo spirito immateriale, e quindi rifiutavano l’incarnazione di Gesù sostenendo che ciò che si vedeva di lui era una “immagine spirituale” e che in realtà non era morto sulla croce.
Paolo ebbe a sostenere una dura discussione con la chiesa di Corinto, formata prevalentemente da pagani convertiti, dove si affermava che non c’era risurrezione, cosa che escludeva la anche quella di Cristo, forse anche la sua morte reale, e di conseguenza la salvezza dei credenti (Cor. 15).
Dopo la morte degli apostoli l’elemento pagano ha sopraffatto quello giudaico delle origini per giungere, già nel 120 dC. a due chiese separate: quelle che seguivano l’insegnamento ebraico di Gesù, e quelle che rinnegavano – dichiarandolo eretico – tutto ciò che sapeva di ebraico nelle antiche dottrine. Ad esempio nel 120 la chiesa dei Gentili aveva già sostituito il riposo sabatico della bibbia con la domenica sacra al dio Mithra. Da lì iniziò un allontanamento tra le due chiese e dall’insegnamento di Gesù, perfettamente coerente con la religione ebraica, per avvicinarsi sempre di più alla fede mithraica, fino a sostituire con le sue dottrine l’insegnamento giudeo-cristianesimo degli apostoli. Venne così introdotto il culto dei santi, la venerazione delle immagini, il culto di Maria in sostituzione delle dee della fertilità, i riti e i paramenti del culto pagano, e il Vescovo di Roma assunse le funzioni del sommo sacerdote e pontefice massimo di Mithra. Tutto ciò accadde progressivamente, nel corso di due secoli, ma lo scopo primo era quello di non confondersi con gli ebrei, tanto invisi a causa delle loro posizioni politiche e indipendentiste all’imperatore di Roma.
Diciamo che la chiesa dei Gentili divenendo una chiesa mithraica cristianizzata fu per questo molto gradita all’imperatore Costantino che, a parte i nomi delle divinità, non vedeva troppe differenze tra la sua fede e quella dei cristiani d’origine pagana. Il disprezzo, anche culturale oltre che politico e religioso, verso tutto ciò che sapeva di ebraico, la rivalità tra la chiesa giudaico-messianica e la grande e ricca chiesa dei Gentili, portò sempre più a distorcere la bibbia e il vangelo in chiave anti-ebraica. Da qui l’accusa infondata che gli ebrei, tutti gli ebrei, avevano ucciso Gesù.
Anche la tesi che Gesù sulla terra fosse ad un tempo pienamente uomo e pienamente Dio è totalmente pagana. Infatti fu suggerita, per non dire imposta, da Costantino per porre fine alle gravi e infinite dispute sorte sull’argomento all’interno della chiesa dei Gentili. Tesi che fu accettata da tutta la cristianità del tempo, anche se la bibbia afferma l’esatto contrario (1 Cor. 15:21; 17:31; 1 Tim. 2:5). Da qui l’accusa di deicidio che la chiesa dei Gentili ha utilizzato per giustificare le terribili persecuzioni che nel corso dei secoli ha perpetrato contro gli ebrei, fianco a fianco con i poteri politici del tempo. Un’accusa che la chiesa cattolica romana ha sostenuto per quasi duemila anni prima di abolirla con papa Giovanni XXIII nel Concilio Vaticano II.
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